Stagionalità


STAGIONALITÀ DI SETTEMBRE
Verdure: aglio, barbabietola, basilico, bieta da coste e da taglio, bietola, broccolo, carota, cavolo cappuccio, cavolo verza, cetriolo, cicoria bianca, rossa, verde e bionda, cicoria catalogna, orchidea rossa e puntarelle, cipolla, costa, erba medica, fagiolo borlotto nano e rampicante, fagiolino, finocchio, fungo, grano saraceno, indivia riccia, lattuga romana, rossa e dei ghiacci, maggiorana, mais, melanzana, mentuccia, patata, peperone, pomodoro, porro, radicchio, rapa, riso, rucola, scorzonera, sedano, sedano rapa, seme di girasole, seme di lino, seme di sesamo, soia, spinacio, zucca, zucchina ibrida chiara e scura.
Pesce: acciuga, alice, calamaro, cefalo muggine, dentice, gattuccio, mazzancolla, moscardino, ombrina, orata, pannocchia, pesce spada, ricciola, rombo chiodato, sarago, sardina, seppia, sogliola, spigola, tonno rosso, triglia, vongola verace.
Frutta: anguria, arachide, banana, cachi, cocomero, fico, fico d'india, limone, lampone, mandorla, mela, melagrana, melone, mora, nocciola, pera, pesca, pistacchio, prugna, uva.

martedì 20 dicembre 2011

Poca sensibilità

Sarà meglio che torni a scrivere di corsa, che poi mi sgridano...

Ormai sono quasi 4 settimane che sono rientrato dall'infortunio, la fatica del rientro è sempre peggio di quel che ricordavo, l'età dilata un po' i recuperi e quindi, in certi momenti, la fatica sembra abnorme. Ma sono sensazioni non così reali, è uno strano meccanismo che necessita di tempo per sbloccarsi, per ritrovare fluidità e armonia.
Così ti ritrovi a correre male, rigido, pesante e fai tempi che non corrispondono alle pessime sensazioni che provi, altre volte è l'esatto opposto, non riesci a schiodarti da tempi mediocri e ti pare di correre a 3'30"...
E' la sensibilità al ritmo la cosa che ho perso maggiormente, non era così difficile partire al ritmo che mi serviva ma ora sembra impossibile, non riesco a capirlo, soprattutto nei recuperi a ritmo, o vado troppo piano o troppo forte e non c'è ancora verso di tararsi correttamente. 
Oggi ad esempio, facendo un 2000 alternando 200m in 42" e 200 in 55", in questi ultimi ho davvero faticato a trovare la cadenza esatta, sballando anche di 8" in 200m! Un disastro... non che i 200 veloci siano stati encomiabili, giovedì scorso li correvo, alternandoli ai 400, in 39"/40", faticavo si ma in linea col tipo di lavoro, oggi per portare a casa quei 42" mi sembrava di fare la gara della vita... 
Chiudo con un 2000 filato in pista, passo al 1000 in 4'08" e sono in difficoltà, poi mi affianca il mitico Bruno e chiudo il 2° mille in 3'48", facendo il 2000 in 7'50". Mah, quel secondo mille non corrisponde affatto alle sensazioni, però arriva così, mistero...
Insomma, nonostante l'alternanza delle sensazioni direi che sono in pieno recupero; il freddo, come aveva previsto il fisio, mi fa tornare un po' di fastidio al bicipite femorale ma è sotto controllo. Mi spiace affrontare le campestri in una condizione così, minima, me le sono immaginate diverse, ma tant'è, un po' di tempo ce l'ho ancora e per questa primavera, se non ci saranno altri intoppi, i tempi saranno diversi.

Si rientra insomma, lunedì 26 prima campestre dell'anno a Bedisco di Oleggio, scarso di forma e carico dal binomio pranzo-cena di natale farò un figurone, di m...

Tanti auguri a tutti! 
Credenti o meno godetevi queste feste, che ne abbiamo tutti bisogno

lunedì 19 dicembre 2011

Dolcetti di Natale: scorze d'arancia candite

Siccome nelle feste non si mangerà niente, non si berrà niente, nessun dolce, nessun aperitivo nè piatto calorico allora beh, perché non prepararsi questo dolcetto facile facile? Dimenticatevi i canditi industriali che trovate nei dolci confezionati, questi sono un'altra cosa, ve ne accorgerete al primo assaggio. 
Ci vuole davvero poco, leggete:

Anzitutto, ringrazio questi due blog: questo e questo per le foto, trovate casualmente da google immagini, che ho preso rigorosamente in prestito, appena le ho pubblico le mie, grazie.

Ingredienti:
- Arance non trattate, dalla buccia spessa
- Acqua fredda
- Zucchero semolato

Procedimento
Sbucciate le arance con un coltello, lasciando la scorza a grossi spicchi. Successivamente tagliate questi spicchi in strisce larghe mezzo cm, io le tagli anche a metà, rendendole lunghe 5cm circa, ma c'è chi le preferisce a tutta lunghezza.


Mettetele in una pentola e copritele di acqua fredda, portatele ad ebollizione, spegnete e scolatele.

Ripetete questa operazione tre volte, sempre partendo da acqua fredda portata ad ebollizione con le scorze, serve a togliere l'amaro.

Dopo la terza volta, quando le avete scolate, pesatele. Mettetele nella pentola con lo stesso peso di zucchero (senza acqua stavolta). Accendete il fuoco e continuate a mescolare fino a che, una volta sciolto, non lo avranno assorbito, senza farle bruciare.

Mettete le scorze calde (e appiccicose) su una gratella e fatele raffreddare. 

Una volta fredde giratele nello zucchero semolato e mettetele in un contenitore ermetico.


Durano a lungo, sono più buone 3 o 4 giorni dopo averle fatte, peccato che, solitamente, non ci arrivano...

mercoledì 14 dicembre 2011

Carburante nobile

Quante volte abbiamo alimentato la nostra fame di corsa con l'immaginazione e i sogni? Quante volte correndo abbiamo sperato, voluto e desiderato che quegli stessi sogni ci facessero compagnia? Quante volte, durante le fatiche intense degli allenamenti, la testa si è spostata su queste due sorelle e, d'improvviso, la fatica è sparita? Quante volte abbiamo fatto passi inimmaginabili, pieni di paure e di dubbi, solo perché il sogno e l'immaginazione ci hanno spinto a farli, ignorando ogni barlume di razionalità?

Credo che esistano pochi carburanti nobili quali i sogni e l'immaginazione, queste vie privilegiate per cercare il meglio di noi stessi (a volte magari il peggio, quando diventano cieca ambizione), per portare a termine quel che pochi ci credevano capaci di fare, quel che noi stessi a volte immaginavamo arduo, se non impossibile. In questo periodo la mia testa è in fermento, bolle di cose, di intenzioni, di immagini, di sogni ed è quasi difficile capirli, delinearli. E' come un lievito appena immesso in un impasto, in un mosto, che inizia a cercare zucchero per dare vita alla fermentazione. E'... inebriante!

Di questa vitalità, non solo legata alla corsa o meglio, della quale la corsa è solo una delle tante facciate, ringrazio i miei soci birrificatori: Giangi, Visco e Frizzi. La loro idea di iniziare a fare la birra mi ha colto di sorpresa, ho accettato volentieri e si è rivelata un innesco micidiale, tant'è che mi è addirittura tornata la voglia di studiare! Siamo in un periodo, più generico, di grande instabilità, di fermento sociale, di crisi politica. Sono quei periodi dove ritagliarsi uno spazio è forse più "facile", perchè alcune certezze vengono meno, perchè in fondo, alla base di ogni novità futura (che intendo e immagino bella), c'è sempre un cambiamento.

Insomma, fatemi ringraziare quei tre cialtroni birraioli, appassionati, simpatici e con tante idee, spesso fuori controllo per quanto sono numerose e prorompenti. tre distributori di carburante nobile che, in questo periodo, è grasso che cola.

Se volete seguire i nostri sogni, passate a trovarci ogni tanto, sarete sempre i benvenuti, qui!

martedì 13 dicembre 2011

Ripresa con tanti impegni

In fondo, i "pratoni" della montagnetta di San Siro
Nonostante i mille (forse anche di più) impegni prenatalizi, sono nel pieno della ripresa atletica, con tutto quel che comporta, passo dalle giornate storiche, dove corro con buonissima spinta, ad altre tragiche perchè non ho ancora la solita capacità di recupero, trascinandomi quindi le fatiche dei giorni precedenti. Com'è successo proprio in questo weekend.
Venerdì, dopo i bagordi stellari del matrimonio di giovedì, faccio un buon allenamento di ritmi su collinare, con un giro da 4,2km a 4'10" di media, chiudo anche con 3 da 300 in 1'01" correndo bene, con buone sensazioni di spinta. Galvanizzato, dopo il sabato di riposo, domenica faccio 12km tranquilli collinari nei boschi di casa mia...
E' chiaro che il recupero ora è lento, sono stato fermo tanto e i 40 sono passati, ma ad un certo punto anzichè in collina credevo di essere sulle dolomiti, una fatica... Le gambe erano doloranti, affaticate, davano tutti i segnali che il recupero di venerdì ancora non l'avevano nemmeno iniziato! E così, tra un fanculo e l'altro, al 10° km decido che è meglio se, fino a casa, mi metta a camminare guardandomi in giro...e va beh.
Oggi, dopo un altro giorno di riposo, mi aspettavano 5 da mille. Non facevo dei mille da giugno, così per aiutare la testa decido di correrli ai "pratoni" dietro la montagnetta, non in pista. Durante i 5km di riscaldamento corsi con Dario non brillo certo per leggiadria ma, in fondo, non è così disastrosa la percezione. Il primo lo chiudo in 3'49" credendo di fare peggio, gli altri sono tutti identici tranne uno in 3'48". Finisco stanco, com'è giusto che sia dopo così tanto tempo, ma i tempi mi danno sollievo. Ora però mi sdraierei sul divano a sonnecchiare...

martedì 6 dicembre 2011

Confidenza

E' quella che ti manca di più, quando riprendi a correre dopo una lunga sosta. Confidenza con te stesso, con i tuoi piedi e le tue gambe, con i movimenti ritmici delle braccia, con la coordinazione di tutto il tuo corpo, affinché la resa del gesto sia ottimale. Confidenza con i ritmi, affinando la sensibilità indispensabile al loro riconoscimento, senza nemmeno guardare l'orologio. Confidenza con i recuperi, con gli immancabili doloretti, con quello stato di forma che percepisci già prima dei lavori intensi. Confidenza con le gare, con la giusta tensione, con la voglia di fare bene, meglio che puoi, con la voglia di superare quello che ti sta davanti.
Quanto mi è mancata questa confidenza. Oggi però qualcosa è riapparso, ed è stato bello riassaporare per poco la sensazione di fluidità. Sono tornato in pista dopo 5km tranquilli a 4'40"-45", il lavoro era 5x200 rec 200 e 4x500 rec 1', nessun tempo indicato, ritmo a sensazione. Per caso mi trovo con Paolo, detto Costinha, che nonostante le prese per il culo non sono mai, dico mai, riuscito a stargli davanti.
Faremo i 200 insieme, poi lui fa un 1000. 41" il primo, anche se un po' farraginoso, 40" il secondo un po' meglio, poi 39" e qui mi sblocco un po', Paolo mi costringere a spingere un po', ad aprire la falcata, coach Silvio mi dice di usare bene le braccia soprattutto quando vanno dietro, accentuando il movimento. Gli accorgimenti si fanno sentire, gambe e braccia girano bene e finisco con 39" come tempo fisso. Dopo 200m parto con i 500, non li corro da un po' e un leggero timore arriva, ma passa appena parto, come in gara. 1'49" il primo, buono fino ai 300 e poi meno fluido, gli altri sono identici, il ritmo lo imparo e lo tengo senza guardare il crono.
Finisco stanco, soddisfatto e con quelle sensazioni di fluidità (accennata) che mi mancavano. C'è ancora parecchio da fare, i tempi ora mi interessano solo come parametro di risalita, per capire a che punto sono, dal 19 se tutto procede bene si partirà più seriamente. Ma nel frattempo, beh, mi godo questa ritrovata confidenza.

lunedì 5 dicembre 2011

Se avete dieci minuti...

...fatevi due risate, che ora come ora fanno solo bene
Riesce ad essere ancora attuale il buon Bonifacio VIII...



giovedì 1 dicembre 2011

The resistence

La mia battaglia con la rebonza che mi cinge la vita, appena sopra la cintola, è giunta alla solita fase di resistenza. I primi giorni di entusiasmo, quelli del ritorno alla solita dieta regolata e allenamenti, fanno pensare che si possa spaccare il mondo. Poi, però, il corpicino con il suo metabolismo e la sua glicemia abituata a livelli più goderecci, inizia a chiamare: ehhiiiiiiii, guarda quella barretta di cioccolato che buona che è! Ehhiiii ho fameeeee, e quelle sfogliatine? Ohi Olli, ho una fame assurda, un aperitivo prima di cena non ce lo facciamo? Pizzette, patatine, birra...
La glicemia è davvero una porca, ti tenta continuamente, e così sono entrato nella classica fase della resistenza. Dura qualche giorno, poi tutto si assesta e riprende normale. Ma in questi giorni è così, pur mangiando regolare ho fame, mannaggia a lei. In questi giorni l'abbigliamento attillato da runner mette in bella mostra il benessere di cui ho goduto, non è mancato chi me l'ha fatto notare e ci si ride su, com'è giusto che sia. Più o meno un mesetto dovrebbe bastare a riportare le cose nella norma.
Addominali, potenziamento, allenamenti e mangiare correttamente senza privazioni estreme (che di fatto non servono assolutamente a niente), e qualche concessione ogni tanto, piccola, per placare le voglie ossessive. Quando torno a regime le concessioni saranno nella norma, le deroghe le ho sempre fatte, quando si è in forma la mangiata o la bevuta non cambiano niente, anzi, cambiano il morale migliorandolo!
Il dolore pare un ricordo, sono rigido come un palo ma è conseguenza dello stop lungo. Oggi le salite mi hanno provato, ma più in generale e non sul bicipite femorale; e il 2000 alla fine in 7'52" spingendo nel finale tutto sommato mi soddisfa. La fatica durerà ancora, ma le sensazioni sono di inizio volo, questo volevo. E ora corsa lenta fino a domenica compresa, dove correrò nei miei boschi senza badare all'orologio.

martedì 29 novembre 2011

Tra i fornelli e un "vorrei, ma non posso"

Inizio dal vorrei ma non posso. Domenica mattina, garetta non competitiva del circuito Ammazzainverno a Invorio, sulle colline tra il Lago d'Orta e il Lago Maggiore. Ricordo un'orario di partenza sbagliato e anticipo di mezzora, così nel gelo mattutino incontro i miei (forti) compagni di squadra Antonio Vasi (che arriverà 2°) e Marco Bertona, anche lui ben piazzato, scambio due chiacchiere, e dopo un po' di altro cazzeggio incrocio il Pimpe e Alessio. Altre chiacchiere, mi cambio e ci scaldiamo. Alla partenza Alessio, giustamente, si piazza davanti per sfruttare il suo ottimo potenziale e stato di forma, io e Pimpe a centro gruppo, a sfruttare la nostra capacità di cazzeggiatori. A ognuno il suo insomma.
Voglio vedere a che punto sono dopo la sosta, il percorso sarà molto bello, sterrato e collinare nei boschi. Partenza in leggera salita, i primi sono già avanti un bel po' dopo nemmeno 300 metri, mi piacerebbe spingere di più ma non posso, non ne ho proprio, mala voglia di essere là davanti è tanta. Pimpe fa il keniano correndo a  strappi, si diverte. Io lo lascio fare, tanto non gli starei comunque dietro, e mi assesto su un comodo 4'20" nei primi 3km. Poi si inizia a salire e il ritmo cala, di contro la fatica inizia a salire. Tengo, aumento anche un pochino nell'ultimo km, chiudendo soddisfatto in 102ma posizione, 6,9km in 31' netti. Ottanta posizioni dietro la media, ma va bene così, mi interessava rientrare, correre e non sentire dolore. Così è stato.
Oggi, finalmente dopo tanto tempo, allenamento in pista con Simo e il Gara. Lei faceva 10x400 in 1'26"/28" recuperando 200m in 1'/1'05", io e il Gara ne abbiamo fatti 8 in 1'30" recupero identico. Fare questi lavori in compagnia è bellissimo, ti aiuti, ti stimoli e la fatica, nonostante il suo essere personale e soggettiva, è come se venisse condivisa. Visto il mio precoce rientro lascio che Simo faccia il suo ritmo, anche qui vorrei correre con lei e darci il cambio, ma non posso rischiare di farmi male ancora, devo pazientare. Il Gara segue e corre agevolmente sul ritmo, anche lui al rientro da qualche acciacco.
Il ritmo è costante a 1'29"/30", il 200 di recupero lo corriamo in 1'-1'02". Le prime 5 prove le corro legato, rigido, totalmente avulso dalla fluidità ed elasticità. Non è nemmeno una questione di ritmo, quanto di un meccanismo farraginoso, dispendioso nei suoi movimenti, tipico da stop prolungato. Dalla sesta prova la musica cambia un po', corro meglio, più sciolto, stessa cosa per il Gara e chiudiamo in 1'28" alto. L'ultima prova per noi inizia con Simo che chiede amabilmente "dai, questo potreste tirarmelo voi due bastardi", ridendo. Così facciamo, è l'ultima prova per noi e aumentiamo un po' chiudendo bene in 1'26". Simo continua, noi ci fermiamo. Insomma, "vorrei, ma ancora non posso", ma da come sta andando direi che sono contento e fiducioso.

I fornelli. Come al solito il weekend sento il richiamo dei fornelli, sabato dopo un acquisto di pesce freschissimo, preparo una buonissima zuppa di pesce. Quando il pesce è così fresco l'unico rischio che corri è quello di rovinarlo, così sto attento alla cottura e ai pochi ingredienti aggiunti (olio evo, aglio, prezzemolo, peperoncino, pomodori freschi, acqua, poco sale), cercando di posizionare nel sughetto i pesci nel giusto ordine di cottura: calamari, razza, pescatrice, gallinella, cicale, scampi, vongole e gamberi. E il vino? Con il pomodoro abbinare uno spumante è sempre rischioso, troppa acidità, così opto per un Sauvignon Quartz 2004 della  Cantina di Terlano, Alto Adige. Dopo 7 anni in cantina è ancora vegetale e profumatissimo, segno che l'altra bottiglia può riposare ancora un po'. Il risultato della zuppa lo vedete qui sotto.

La zuppa di pesce

Sabato sera preparo il poolish per la consueta, rassicurante e buonissima pizza domenicale, cotta sulla pietra refrattaria. Un'ottima birra l'accompagna, così da chiudere degnamente il weekend.

Pizza margherita

giovedì 24 novembre 2011

Rientro col marsupio

Diciamolo subito, non è come in foto, ma lo stop ha fatto il suo mestiere. Quei pochi chili di troppo, non saranno più di 5, sono tutti lì o quasi, mannaggia a loro. E del resto è da giugno che corro pochissimo, ad agosto e settembre mi sono proprio fermato, ottobre e novembre li ho passati fingendo di correre, non potevo scappare dal marsupio naturale.
Forse potevo, ma perchè? O meglio, mi sono concesso una vita agiata per qualche mese, qualche birra di troppo, un po' di cibo (buono) di troppo ed eccomi qui, un po' sovrappeso ma anche contento. Un paio di mesi di cura alimentare e finalmente degli allenamenti degni di tale nome, mi riporteranno ai miei 70/71 kg soliti. Ma sia chiaro, niente scelte drastiche, è sufficiente qualche aggiustamento. Se non ci sono necessità mediche, non credo affatto alle riduzioni drastiche, alle proibizioni e rinunce che portano all'esito contrario, cioè a una ricerca spasmodica di quel cibo. No no, non fa per me. Cucinare e mangiare sono passione, gusto, bontà, anche bellezza, non me ne privo, li modifico semplicemente. Ho appena chiamato il pescivendolo per la spesa di sabato!! Eh...
Ma nonostante la pesantezza inevitabile, non solo per la panza ma anche per la sosta forzata, non va così male. Anzi. L'umore è ottimo, la voglia di correre alle stelle e cerco di usare la massima prudenza per non forzare troppo. Martedì i 400 corsi a 1'29"/30" recuperando 1'30" mi sono parsi buoni, senza eccessiva fatica, il 1000 successivo invece mi ha fatto chiaramente capire quanto lo stop abbia colpito. Fino ai 600m abbastanza normale, 24" ogni 100m regolari, dai 600m mi sono piombato e ho dovuto faticare più del previsto per portare a casa il mio 3'59". Ma in fondo, tutto nella normalità.
Domenica penso che andrò ad Invorio a fare i 7km classici del circuito Ammazzainverno, magari incrocio qualche blogger della zona. Non farò proprio gara, lascio le gambe libere di fare quel che hanno voglia, voglio solo riassaporare la domenica di corsa in compagnia. A chi ci sarà ci vediamo lì.
Nell'entusiasmo ho anche stilato un ipotetico calendario di gare, cross in prevalenza, da qui a marzo. Dovrei ricominciare a Santo Stefano con il cross a Bedisco di Oleggio, senmpre che tutto da oggi al 26 funzioni come deve. Atrimenti rimando a più avanti. Le intenzioni però sono buone...


Lunedì 26/12/2011  Cross a Bedisco di Oleggio - Poker cross novarese
Venerdì 06/01/2012  Cross Campaccio (mah, forse)
Sabato 14/01/2012  Cross a Cameri - Poker Cross novarese
Domenica 22/01/2012  Gattico corre per beneficenza 14km strada ???
Domenica 05/02/2012  Borgomanero Trail, Sentieri di Santa Cristina 17km. Fortissimi dubbi, soprattutto se c'è fango. ???
Domenica 19/02/2012 Cross Campionato Regionale di Società a Cambiano (TO)
Domenica 04/03/2012 EVENTUALE SE QUALIFICATI E SE CONVOCATO Cross Campionato Italiano di Società a Correggio (RE)
Domenica 18/03/2012 Cross 5 Mulini
Domenica 25/03/2012 Cross Campionato Italiano Master a Polpenazze sul Garda (BS) (ci si può pensare, vediamo)

E a rileggere queste gare mi sento così (e Flea è uno spettacolo)

lunedì 21 novembre 2011

Restart

Si riparte! Era ora.
Il tanto agognato "il muscolo è a posto, per me ci puoi correre sopra tranquillamente" è arrivato venerdì sera, come una liberazione. I dolori ci sono ancora ma il muscolo è ok, la cicatrice residua dello strappo ha creato delle aderenze che coinvolgono il nervo sciatico, per quello sento i fastidi, ma tutto lavora come deve; e le prove per eventuali altre o residue lesioni hanno dato esito negativo. Bene.
Mi restano gli esercizi da fare, un trattamento manuale per cercare di ammorbidire le aderenze e imparare a conviverci soprattutto quando fa freddo. Diventerà parte di me insomma. Ma l'importante è togliersi dal cervello l'attenzione, anzi, l'eccessiva attenzione ai dolori durante la corsa. Diventa un'ossessione che, peggio, fa correre male rischiando di originare altri infortuni. Ma tant'è, dovrebbe essere acqua passata e ora si riprende.
Ieri ho corso 9km collinari in istintiva progressione, pensavo solo e come correvo, alla fatica che facevo, alle spalle, alle braccia, ai piedi, fantastico, sembrava non lo facessi da anni. Ne è uscita una media di 4'21", anche troppo forte, ma l'entusiasmo trascina. Domani qualche 400 e un mille senza strafare, giusto per capire a che punto sono.
Ora l'obiettivo sono i cross, il fangaccio, ma prima ancora perdere peso (4/5 kg dovuti allo stop e al rilassamento gozzovigliante che è bello ma non aiuta...) per tornare ai miei soliti 70/71 kg. Se riuscissi entro febbraio a tornare come a giugno, quando ho corso qualche 500 in 1'34"/37" sarei felicissimo, ma il tempo è poco e se sarà marzo o aprile direi che andrà bene lo stesso!

venerdì 18 novembre 2011

Opportunità e Opportunismo

Puzza di vecchio.
Ne ho sentita tanta in questi giorni, tante dichiarazioni e comportamenti che puzzavano incredibilmente di vecchio. Vecchia politica, vecchio populismo, vecchi costumi, vecchi giochini, commenti e frasi degne degli anni settanta, ben quarant'anni or sono.
Di quegli anni mi ricordo l'atmosfera, non bene gli argomenti seri e i politici coinvolti (se non i più noti). Nel '70 avevo due anni, quando hanno rapito e ucciso Moro ne avevo dieci e quello me lo ricordo bene. La vita era uno stadio, o eri di destra o di sinistra e nel posto sbagliato erano guai. Poi l'eroina ha cancellato tanti giovani, alcuni per sempre e siamo arrivati alla mia adolescenza negli anni '80, il boom del berlusconismo e del vuoto politico, almeno per i giovani come me.
Ho invidiato l'impegno dei giovani del decennio prima, la loro voglia di conoscere, cambiare, il loro impegno politico, qualcosa insomma che noi non avevamo (o non volevamo). Un interesse che ho scoperto dopo, anche se è aumentata la conoscenza e la consapevolezza, molto meno l'impegno.
Sono stati anni importanti insomma i '70, con i quali ancora non abbiamo fatto i conti (pensiamo alle stragi senza colpevoli) e forse è proprio qui il nodo cruciale. Non abbiamo fatto nemmeno i conti con il fascismo (i tedeschi col nazismo si) tanto che non se ne riesce a parlare a distanza di così tanti anni, ad analizzare quel che è successo con freddezza, con distacco, capirne i motivi ed evitare che si ripeta, il fascismo come il il terrorismo di sinistra e destra e come, forse, tante altre cose.
Evitiamo continuamente i conti con il passato e vivo questa cosa come una catena, come un guinzaglio che non riusciamo a slegare. Così vedo, sento e leggo tante dichiarazioni inesorabilmente vecchie, piene di preconcetti, piene di opportunismo per accalappiare voti.
Non ci sono stati abbastanza danni, abbastanza ignavia e incompetenza in questi vent'anni perchè finalmente, anzi, FINALMENTE, i nostri politici decidessero di tacere, di stare zitti almeno ora. No, parlano e sparano cazzate e fanno altre pessime figure. Il bello è che questa capacità è trasversale, ne ho sentite da ogni dove di minchiate, non esiste più una provenienza destrorsa o mancina.
Polemiche preventive, allarmi su fatti inesistenti, minacce arrivate dal vuoto, forse un vuoto cerebrale.
La verità, per come la vedo io, è che Monti gli ha tolto le castagne dal fuoco. Nessuno di loro era, è e credo sarà, in grado di prendere decisioni forti. Cosa anche comica dato che un politico dovrebbe, per mestiere e ruolo che gli viene affidato, prendere decisioni. I nostri no, non ce la fanno. Lo fanno fare a Monti con un plebiscito di voti che non vedevo da anni, con un clima finalmente non da stadio dove sei "o con me o contro di me", con un vertice addirittura tra Alfano, Casini e Bersani che dopo anni hanno scoperto che si può anche parlare. E' Monti che decide, e nessuno potrà dir loro che hanno imposto sacrifici.
Non ho opinioni al momento sul nuovo Governo, sono certo persone preparate e un certo grado di fiducia ce l'ho, ma aspetto, com'è giusto che sia. Se la strada per portare finalmente, anzi, FINALMENTE, questo Paese su un piano diverso è quella brutta e rognosa dei sacrifici beh, sono anche disposto a percorrerla, purchè sia finalmente ed equamente a carico di tutti, a partire dall'alto perchè è dalla cima che si comincia. Allora si, sono disposto ad accettare.
Ma sono stufo, incredibilmente stanco di ascoltare frasi da vecchi politici, da gente che non ha capito che il mondo guarda avanti, che evolve, che i giovani guardano avanti e che forse, oggi, di destra e sinistra se ne fregano, che le accetterebbero entrambe se si proponessero regole condivise, rispetto, meritocrazia vera e senso civico condiviso.
Sono stufo di vedere un Paese che si guarda sempre indietro, che muore di dietrologia e illegalità, che soffoca di furbizia, che prova a saltare in avanti con i piedi piombati negli anni '70. Basta, alziamoli questi piedi, è l'opportunità per farlo ed è giusto provarci. Se andrà male anche ora si penserà al da farsi. Ma è  tempo di puntare all'orizzonte, usando il passato per migliorarci e non per zavorrarci.

Sarebbe ora.

mercoledì 16 novembre 2011

Coccodrilli

Sono stato rapito, letteralmente, dalla lettura di questo libro. La lettura è piacevole e scorrevole, l'avventura (vera) raccontata lascia a bocca aperta, soprattutto per la tenera età del protagonista, per il suo coraggio e per quell'attaccamento alla vita che, forse, diventa potentissimo solo in situazioni estreme. Come quelle raccontate in questo libro. Non manca l'apertura verso un mondo che tanti, purtroppo, si ostinano a non voler considerare o capire. Il rifiuto cioè di credere che la gente possa migrare semplicemente per cercare una vita migliore, come noi italiani (o gli irlandesi) abbiamo fatto più di un secolo fa, o per fuggire da guerre e tragedie, come se chiunque migrasse fosse necessariamente un delinquente. Insomma, vivamente consigliato.

giovedì 10 novembre 2011

Una maratona diversa


Non lasciatevi ingannare dalla foto, quello stato d'animo è durato giusto il momento dello scatto. Ho avuto il tempo di metabolizzare, tanto tempo, e poi guardandomi proprio con sincerità, non ho più voglia ora di correre una maratona. Perchè? Non so, è quello che sento e ho voglia di assecondarlo.
Ma tornando a questo viaggio, l'atmosfera della maratona di New York è impossibile da ignorare, c'è nella città, c'è nelle tv (la Nbc gli dedicava il weekend in tv...) e soprattutto c'è nelle persone. New York è una città estremamente competitiva, veloce, frenetica, ma nello stesso tempo non manca il senso civico, il riconoscimento del merito e dello sforzo, l'occasione per scusarsi (sempre) di averti urtato accidentalmente o per aiutarti spontaneamente se hai una cartina in mano. Forse sta qui il fascino di questa città, ospitale e agguerrita, leale ma senza scappatoie.
Non avendo la gara ho camminato tantissimo, mi sono goduto la Grande Mela come non avevo fatto nelle volte precedenti, tornando negli stessi posti e scoprendone molti altri, provando della buona birra rossa alla spina made in Usa e dimenticandomi della dieta pre-gara.
Central Park di prima mattina
Sabato mattina, nel classico giro del laghetto corricchiando a Central Park, vedo una bionda che zompetta molto velocemente, corre male ma agile e veloce, ma è lei, Paula Radcliffe! Dal vero è più carina e giovane rispetto alla tv, e ricambia con un sorriso il mio "go Paula!".
E così dopo un po' di turismo a piedi venerdì sera e sabato, domenica mattina ci muoviamo per assistere alla gara nel posto più vero, animato e assordante della maratona: Brooklyn. Arriviamo a Bedford Avenue con poche fermate di metro; sono le 9,45 circa e stanno passando i primi della handbike. C'è già il pubblico ma non è ancora pieno, c'è un gruppo rock dall'altra parte dell'incrocio che sta facendo il sound-check, passano gli addetti a fornire il pubblico di tubi di gomma gonfiabili, da battere al posto delle mani. Ci sono tutte le età e le razze. Di fianco a noi ci sono 3 ragazzi che faranno gli stupidi e un gran tifo, molto divertenti, all'altro lato due signore anziane hanno dei rotoli di carta da cucina. Distribuiranno gli spezzoni ai runners in transito per pura cortesia, come si trovano lungo il percorso spicchi d'arancia, acqua e biscotti dati dal pubblico. Un altro mondo.
I primi uomini
Siamo all'undicesimo miglio e mezzo, 18°km circa. Passano le donne, la prima (che finirà terza) ha un gran vantaggio, troppo vantaggio. Passano i primi uomini che paiono volare, sono un gruppetto che nemmeno tocca l'asfalto, impressionante. Dopo di loro tutti, ma proprio tutti, sembrano andare piano. Dopo qualche minuto inizia la musica degli Heels on Fire, la rock band all'incrocio, davvero bravi e inizia ad ingrossarsi il flusso dei runners. I newyorkesi si fanno vedere ora, quando i primi sono passati ed arriva la gente comune.
Gli Heels on Fire
La strada è piena, urlante, festante. I tre ragazzi al nostro fianco cercano e incitano sempre un fantomatico Joe. "He looks like Joe! Go Joe!!" oppure indicando qualcuno a caso "Go Joe! I believe in you!!" e via a ridere, a dare i 5, a chiamare i nomi dei runners, a fotografare... Perchè non farsi convolgere? Perchè non partecipare a quello che tanto vorrei vedere da noi almeno una volta? E così da subito e d'istinto dentro anche noi ad urlare, a chiamare i nomi, a cercare gli italiani, a dare i 5, a fischiare. E' festa, in tutto e per tutto, la gente stringe la strada come nel ciclismo, la polizia continua a chiedere di stare sul marciapiede. 30 secondi dopo sei già sulla strada. Nel frattempo controllo che passi Kikko, è alto e lo dovrei vedere senza problemi, anche se in realtà sono tanti quelli alti e c'è una marea umana, forse non è così facile.
La maratona vista da qui dà un altro punto di vista, quello opposto al mio vissuto fino a questo momento. Vedi i sorrisi ebeti dei runners, leggi la contentezza e lo stupore. Vedi la paralisi emozionale di chi è investito da un tifo da stadio, pur non essendo un top runner, di chi è chiamato per nome senza essere famoso, di chi è supportato ed aiutato solo perchè partecipa e fa fatica!!! Lo vedi, e sicuramente anch'io avevo quella faccia nel 1992, davo i 5 e non capivo niente, era fantastico.
Poco dopo i primi
Vedo correre chi passa ad un ritmo che pare basso e di Kikko non c'è segno, l'avrò perso? Ci sono un po' di canotte gialle ma non corrono come lui. Eccolo! Lo chiamo, mi sente e ci scambiamo un five, io forse preso da un po' troppa foga glielo do bello secco.. ops, sorry Kikko, ma il momento ti carica. Devo averglielo dato proprio secco perchè i ragazzi al nostro fianco mi dicono "Hui, you know that guy isn't it?" ridendo... E' un fiume in piena che si ingrossa a dismisura, e il pubblico non smette di fare casino.
Il gruppo di Kikko...
Ci spostiamo a Central Park per vedere l'arrivo. Qui l'atmosfera è diversa, ci sono le transenne e non sei più così a contatto con i runners, non gli dai i 5 perchè alcuni li sbatteresti a terra, siamo al 40° passato, non c'è più molta lucidità nè freschezza muscolare. Ci sono i parenti dei partecipanti, c'è casino, chi corre lo apprezza ma non è come a Brooklyn, anche se rispetto alle nostre maratone siamo su galassie diverse. Vedo Kikko che corre un po' corto, (niente 5 stavolta...) non ho idea di che tempo si appresti a fare, vedo passare Sonz che invece corre un po' meglio. 
Vedo facce stravolte, gente in piena spinta (pochi) e gente forte camminare, con lo sguardo vuoto. se ti fermi vieni investito dagli incitamenti a proseguire, ci sei, manca poco, keep it up, keep going. Ti spingono a trovare quel che ti rimane e che non credevi di avere. Ti lasciano a bocca aperta, incredulo, così piacevolmente stupito da quel mondo, e ti chiedi sempre, ogni volta, da anni: perchè da noi no? Perchè?
Il pubblico a Central Park
Sono le 14 passate, l'appetito arriva e ci aspetta il brunch domenicale con i suoi pancakes, le uova con la pancetta, il succo d'arancia e il caffè.
Non ho provato tristezza o rammarico per la mia non partecipazione, ho provato gioia, come se avessi partecipato seppur in maniera diversa, ho assistito ad uno spettacolo che correndo non avrei vissuto, guardandomi intorno, per vedere come una città così frenetica si ferma ad applaudire.

Non sono triste per non aver partecipato e credo che in tutti questi anni di corsa sia la prima volta. C'è sempre no?

Sono famoso!
PS Rileggo ora. Ovviamente il buon Kikko ha fatto un tempone, e quando ho scritto che vedevo passare gente con ritmo apparentemente basso, erano approssimativamente sotto l'ora e trenta alla mezza... non avevo riferimenti miei, ma dopo che ti passa davanti Mutai che finisce NY in 2h05'...

martedì 1 novembre 2011

Numero pettorale 2528...


...che a New York con 44.000 partenti ha sempre il suo bel perchè. In più, wave#1 corral#2, che vuol dire prima partenza e box numero 2, dietro ai sub-elite. Sono anche nello stesso box di partenza di Kikko, che a farlo apposta non ci saremmo riusciti, per fare insieme la maratona aiutandoci . 
Mi vien da ridere due volte. Una perchè essere lì davanti con un'organizzazione così rigida e dietro ai sub elite (2° box di 66 previsti) mi viene da ridere, ma va bene, fa sempre morale; un'altra ancora più di gusto perchè, con una partenza così favorevole (per orario, tipologia e piazzamento), io nemmeno parto!!! 
Eh già cazzarola, sono ancora ai box. Dopo altri 9 gg di stop e ben due allenamenti senza dolore a giorni alterni di 30' di corsa lenta, ieri si è ripresentato il fastidio, fermo dopo 7'. Ormai non so più nemmeno io che pesci pigliare, quando torno mi ripresento dal mio guru che da anni non frequento, e sentirò il responso. Poi vediamo.

Well guys, ci si risente settimana prossima, e mentre i runner seri stanno pensando alla loro miglior performance, io sto cercando birrerie e club con musica dal vivo, a ognuno il suo! E già...

giovedì 27 ottobre 2011

Corsa? Poca, poca...

Più fermo di un palo di cemento. Sono al top della motivazione!
Che palle, da bravo runner ho predicato bene con tutti sul recupero e riposo, e ho razzolato malissimo avendo fretta di rientrare, complice l'assenza di dolore al tendine due settimane fa. Quindi? Quindi dopo essere arrivato a un'ora di corsa lenta ho provato a fare 4 da 400 senza strafare, niente dolore. Così piazzo una due giorni di corsa lenta e, il giorno dopo, delle ripetute brevi, non tirate. Avrei dovuto proseguire con un giorno di riposo e corsa lenta la domenica. Per impegni invece decido di anticipare al sabato. Ecco la cazzata (con in aggiunta anche le ripetute magari), tre giorni filati, quando già il giorno prima senti i bicipiti femorali stanchi (e del resto, dopo più di un mese di stop...).
Morale, il muscolo stanco e contratto allunga in eccesso il tendine, quest'ultimo già nervoso di suo torna ad infiammarsi. Il martedì successivo interrompo l'allenamento per il replicarsi di fitte sotto il gluteo. L'osteopata non mi ha dato dell'asino per rispetto, ma mi ha intimato lo stop. Ho ripreso oggi con 6km lenti e piacevoli, in compagnia, senza dolore, ma ora procedo con calma. Saggio eh?

Così a New York andrò da turista, ritiro pettorale e maglia e domenica vado a fare il tifo, spero di riuscire a vedere Kikko e gli altri che so saranno lì. Poi mi infilo da qualche parte a fare il brunch domenicale newyorkese. Per la prima volta sarò nella grande mela non da runner, camminerò senza l'angoscia di stancarmi, mangerò quel che mi pare e mi dannerò vedendo gli altri far la maratona. E' andata così, c'è di peggio.

Spero nei prossimi giorni di riprendere in mano questo blog e leggere gli altri, è un modo per tenermi in contatto che mi manca, ma ora il lavoro ha la priorità, e finchè c'è...

martedì 11 ottobre 2011

Qualche pensiero su maratona e dintorni

Folla in partenza
Premetto una cosa, anzi due, lo faccio subito per evitare fraintendimenti e inutile confusione. La prima è che ragiono a titolo personale, io la vedo così e non è detto che abbia ragione o torto, la vedo semplicemente così. La seconda è che, magari, qualcuno si rivedrà in quel che scriverò, me è normale. I miei pensieri nascono dal leggere gli altri blog, dalla frequentazione di altri corridori, e da tanti anni in questo mondo un po' folle e bellissimo, del quale sono orgoglioso di farne parte.
Negli ultimi anni la maratona ha assunto un'importanza molto diversa da quella che era anche solo vent'anni fa. Io non sono un fan sfegatato della maratona, non è stata la mia prima gara (anche perchè avevo 14 anni quando ho iniziato...) e mi ci sono avvicinato senza nessuna fretta, con rispetto se non timore. Nel mondo amatoriale a volte la preparazione era davvero approssimativa, sentivo e vedevo gente prendere delle sonore legnate in quella gara. Il muro del 35°km, soglia più o meno fisiologica della fine del glicogeno, era un muro altissimo e quasi invalicabile.Per cui quando a 24 anni decisi di andare a New York con altri amici decisi di arrivarci il più preparato possibile. Non avevo allenatori allora, così mi comprai il libro "La maratona - Allenamento e alimentazione" del dr Enrico Arcelli. Se non è diventato una bibbia poco ci è mancato, mi ha aperto un mondo, su metodi di allenamento, esplicazione dei diversi lavori e dei loro effetti, alimentazione.
Mi sono fatto una tabella, un po' carica a dire il vero, tant'è che sono andato in forma prima e a New York ero stanco e in calo, ma insomma non mi posso lamentare. Ero carico e motivato a mille, in quei 4 mesi mi sono allenato all'alba, ho perso peso, mi sono potenziato, ho fatto un sacco di lavori specifici noiosi come se stessi facendo un gioco divertente. E' incredibile la testa. Ho fatto il personale sulla mezza che da allora non riesco a infrangere (1h19'34") e alla partenza di New York ero agitato ma non troppo per essere un esordio su quella distanza. Fino alla mezza non avevo buone sensazioni, passai in 1h31' ma senza facilità, poi sul Queensborough Bridge, al 26°km, la svolta, ho iniziato a sentirmi leggero e le gambe a girare facili facili. Anche troppo perchè ho corso i successivi 10km in 40' sull'onda di un entusiasmo folgorante. L'ingresso in Central Park era prima rispetto ad ora, e si faceva una salitella di 150m circa bella ripida, erta che mi ha fatto capire che non ne avevo ancora per tanto. Infatti al 39° ho rallentato sensibilmente, al 40° ero a 2h48' e ho percorso i 2km successivi in 11' più o meno, chiudendo in 2h59'33". Felice e soddisfatto come non mai, stanco certo ma non morto, un esordio direttamente sotto le 3 ore valeva oro.
Ma quella soddisfazione ha portato con sè anche un appagamento che alla lunga mi ha appesantito, tant'è che tra infortuni e crisi personali ne ho corsa un'altra solo 12 anni dopo, con pessimi risultati, e una terza 5 anni più tardi, portando il personale a 2h55' ma arrivando davvero stanco, anche di testa anche se con una soddisfazione che rasentava il nirvana. Tra meno di un mese andrò a NY per la terza volta, per NON fare la maratona, l'infortunio non me lo permette, e quel poco di lucidità mentale mi consiglia di non fare cazzate con un'autonomia massima di 55 minuti di corsa, non vale la pena.
Perchè tutto sto racconto? Perchè ci sono alcune cose che non capisco, non dico che sono giuste o sbagliate ma semplicemente non le capisco. Noto che chi si avvicina tardi alla corsa ha, come primo obiettivo, la maratona, è una regola quasi ferrea. Ci sono tante gare più brevi, che possono dare il tempo al corpo e alle articolazioni di adattarsi al movimento, che posso far capire quanto sia usurante stare sulle gambe dalle 3 ore in su, fino a 5 o 6 ore a volte! Non è uno scherzo, nè fisicamente nè mentalmente, e avvicinarsi con cautela sarebbe meglio, e invece no. Ho visto tante meteore correre come i pazzi per 2 o 3 anni, apparire dal niente, andare forte, correre tutti i giorni se non due volte al giorno e poi smettere, di botto, perchè le ginocchia e le cartilagini non hanno avuto il tempo di adattarsi e si sono frantumate.
Noto la fissazione di almeno due maratone l'anno, almeno due, tralasciando totalmente la possibilità di migliorarsi facendo altre distanze, più brevi e veloci, meno usuranti e più "divertenti". Specialità come le campestri, i 5000 o i 10.000, dove serve usare diversamente la frequenza e l'ampiezza della falcata, dove si deve correre a ritmi e pulsazioni differenti, dove si impara ad usare le braccia in corsa, ad usare bene i piedi, dove diventa fisiologico aumentare la propria soglia anaerobica, tutti passaggi fondamentali per partire a preparare una maratona, da un gradino più alto della volta precedente. E invece pare che l'unica gara sia la maratona, o la mezza. Perchè? Non so. E' come fissarsi a mangiare sempre lo stesso piatto, quando abbiamo bisogno di più alimenti.
Sarà che adoro variare, sarà che quando finisco le campestri a marzo le gambe sono molto forti e, su strada, corro con una forza che non avevo a novembre, sarà che la maratona per me è una delle gare, non la gara, e che come tale faccio quando sento di poter affrontare la preparazione, non la gara in sè che è in fondo una liberazione. Varietà, migliorare tanti parametri per migliorarsi in generale, curare tanti aspetti, dallo stretching al potenziamento per ridurre, il più possibile gli infortuni, che comunque, a volte, arrivano. E darsi il tempo di metabolizzare gli allenamenti, di capire se il recupero (importantissimo) c'è stato o necessitiamo di qualche giorno in più, di capire i ritmi, la tecnica di corsa... troppa roba? No, è solo la corsa.
Urca, quanto ho scritto, non ho voglia di rileggere, perdonate gli errori.

mercoledì 5 ottobre 2011

Fugace apparizione

La mia ovviamente, preso un po' troppo da lavoro e impegni, ma qualche buona nuova pare che arrivi.

La prima è che, sia lunedì che martedì, il mio bicipite femorale pare abbia messo giudizio, ma non vorrei gufarmi da solo o dirlo troppo forte. Lunedì 48' collinari in progressione, chiudendo l'ultimo km in leggera discesa a 4'05". Non che il tempo avesse importanza, l'ho preso solo per curiosità. Ieri corsa lenta e una "finta" ripetuta in salita per testare il muscolo, 700m in non so quanto, poco importava, mi interessava non sentire dolori né in salita né, come ogni volta, in discesa. E così è stato. Oggi ultima seduta dall'osteopata che mi ha dato il via, pur con cautela e attenzione a eventuali dolori, agli allenamenti. Fino a domenica un po' di attenzione e da lunedì, forse, si ricomincia pensando alle campestri, e ad una stagione 2012 legata esclusivamente a gare corte e veloci.

La seconda è che il kit per l'homebrewing, per fare la birra in casa, è stato ordinato e arriverà. Nel frattempo sto studiando come fare e cosa serve per fare delle buone birre... un casino di conoscenze!! Com'è ovvio che sia, è un'arte e come tale serve esperienza, studio e talento. Vedremo, ma la cosa mi sta entusiasmando, anche più del vino. Perchè qui, a differenza della vite, la birra la posso fare io, ci posso mettere mano, posso sperimentare, sbagliare e fare cose (magari) anche buone. Beh posso, possiamo dato che siamo in 4 aspiranti birrai.

E ora il mantra, mordendomi la lingua: "Non voglio parlare di politica, non voglio parlare di politica, non voglio parlare di politica, non voglio parlare di politica, non voglio parlare di politica, non voglio parlare di politica, non voglio parlare di politica, non voglio parlare di politica"

mercoledì 28 settembre 2011

Blog a impatto zero



Ho deciso di aderire a questa iniziativa, che mi pare ottima e spero sia reale. Da un po' sto cercando di ridurre l'impatto ambientale, di preservare l'acqua, di consumare meno energia, di riciclare, di prendere prodotti di stagione e che siano il più possibile vicino a casa mia (tipo le banane, sigh...) e questa iniziativa, che potrete visionare e valutare sul sito di DoveConviene mi ha subito attratto.

Se volete partecipare, cliccate sopra o sul logo verde a destra

martedì 27 settembre 2011

Torniamo a parlare di corsa?

Il problema è non sapere che dire. La motivazione è piuttosto bassa. Il bicipite femorale dà sia segni di miglioramento che segnali di testardaggine, non riesco a "dimenticarmelo" quando corro, come succede per tutti gli altri distretti muscolari. Lui è lì, si fa sentire a freddo faticando ad allungarsi, dando qualche dolorino e togliendo tranquillità. Porco di un muscolo.
Ieri ho corso 40' collinari tranquilli e stamani lo sentivo, domani provo a farne 45' in piano con qualche variazione leggera di ritmo, per capire come reagisce, venerdì corsa lenta e poi osteopata. Per occupare diversamente il tempo ho pensato a due cose.
La prima, mi sono aggregato agli amici dell'oktoberfest, si comincerà l'home brewing, cioè a fare la birra in casa. Venerdì ci sarà il summit definitivo.
La seconda, organizzerò una gara, visto il clima attuale ho pensato di chiamarla Trofeo delle Escort, il premio ambito lo trovate QUI, allenatevi!

giovedì 22 settembre 2011

Che vi posso dire, grazie...

Giusto poco fa ho appreso della decisione dei R.E.M di sciogliersi, dopo 31 anni di carriera. Da un po', per come la vedo, avevano "meno" da dire, da un po' i loro lavori si somigliavano tutti ed è un segnale inequivocabile. Non è facile stare in giro tanti anni con una creatività fuori dal comune, credo sia fisiologico, non sono certi gli unici, basta pensare agli U2.
Tornando al gruppo di Athens, ricordo benissimo l'ascolto del singolo Radio Free Europe nel 1984, ma mi sono letteralmente esplosi nel cervello nel 1986, con l'album Life's Reach Pageant. Soprattutto la canzone di apertura, Begin the begin, con quel riff che non mi sono più scordato. Un po' psichedelici, un po' rock, un po' garage mi avevano subito attratto, con quella tipica ruvidezza ed i testi complicati di Michael Stipe.
Mi hanno accompagnato per anni, a volte in maniera quasi intima, fino al loro ultimo capolavoro Automatic for the people, l'album successivo all'esplosione mondiale di Out of Time e del suo singolo Losing my religion. Da lì in poi è partito l'oblio creativo, con lavori buoni ma che presto ti scivolavano addosso.
Ora ognun per sè e io non posso che ringraziarli, per la compagnia e la buona musica, good luck guys.
Li saluto con due tra le mie preferite, prima la sopracitata Begin the Begin, qui impreziosita da Eddie Wedder e che, a distanza di anni, risulta ancora energica e significativa. Segue il classicone Everybody Hurts, che nonostante le migliaia di ascolti riesce sempre a turbarmi.


martedì 20 settembre 2011

Oktoberfest


Sorpresa, relax e soddisfazione, questo mi porto a casa dal bel weekend passato a Monaco di Baviera. La trasferta nata e organizzata d'improvviso una settimana fa si è rivelata piacevolmente sorprendente. Monaco è una bellissima città, molto verde, apparsa sicura, organizzata ed efficiente (da bravi tedeschi), con tantissima gente in giro in bici e a piedi, con tante piste ciclabili e gli automobilisti attenti a pedoni e ciclisti.
Non avevo idea di come la città accogliesse questa fiera, pensavo lo facesse in stile "senesi al Palio", gelosissimi delle loro cose e infastiditi dai turisti, che peraltro con i loro soldi quel palio lo mantengono, ma è un altro discorso. Invece a Monaco la festa è molto sentita, ma in maniera aperta, gioiosa. Tutti, ma proprio tutti dai giovani agli anziani, dai bambini alle signore distinte, sono vestiti in costume tipico bavarese. Non solo all'Oktoberfest ma anche per la città. Orgogliosi delle loro radici.
Arriviamo venerdì nel primo pomeriggio, l'Oktoberfest inizierà solo l'indomani e l'appartamento ci verrà consegnato alle 17, così cerchiamo un posto per pranzare. Vediamo dei tendoni della Paulaner e ci infiliamo. Si tratta però di un ristorante turco, col menu scritto in turco e tedesco, la scelta del cibo è pressochè impossibile. Leggo però una frase, Sis Kebap, e mi ricordo che è qualcosa di buono. Gli altri scelgono un po' a caso. Ci arriveranno quattro ottimi piatti, il mio è composto da due spiedi di agnello cotto molto bene, con verdure. Un paio di medie e via, si va verso il centro a piedi. Peregriniamo fino alla centralissima e bella MarienPlatz, in attesa dell'appartamento, di depositare le valigie e farci una doccia pre cena.


L'appartamento è piccolissimo, saranno 25 m², in quattro ci stiamo stretti ma va bene così, serve a dormire e farsi la doccia. Ci muoviamo per cenare nel Biergarten della Hacker-Pschorr in centro, un posto bellissimo. Alle 20 fatichiamo a trovare un posto all'aperto ma alla fine ci sediamo. Solito problema col menu, lo stinco è introvabile e lo ordiniamo mimando. Arriva la prima Dunkel, birra scura ma non tostata e amara come la Guinness, il colore scuro accompagna un sapore intenso, a metà tra una chiara e una rossa non liquorosa, poco gasata, buonissima.
Arriva lo stinco, enorme, uno basta per due persone, sarà di brontosauro, in più ne abbiamo ordinati 3 e un piatto di wurstel... Vabeh, con calma cerchiamo di mangiare tutto, arriva ancora una weisse, poi una buonissima weisse ambrata e quindi ancora la Dunkel che ci era piaciuta molto. Lo stinco finisce ma ci mette a dura prova. Inizia a fare fresco, all'aperto chiudono e ci trasferiamo all'interno. Proviamo una birra che non piace a nessuno, una chiara ma di sapore molto metallico e ce ne torniamo a casa. Ci saranno 13° e nessuno di noi ha niente oltre la felpa.
La mattina ci svegliamo presto per sederci in uno degli stand all'Oktoberfest. Io però mi sveglio bianco come un lenzuolo e sudaticcio, non passa molto perchè abbracci la tazza parlandoci a tu per tu. Il freddo ha fatto il suo lavoro. Così arriviamo alla festa intorno alle 10, non c'è molta gente in giro, il cielo è blu, le birra inizieranno a spillarla, essendo il primo giorno, solo alle 12. Gli stand sono già stracolmi e troviamo posto solo all'aperto, nel garten della Spaten. 
Dopo mezzora non si troverà più un posto a sedere, nè all'aperto nè (figurarsi) negli stand, che verso le 13 chiudono definitivamente i battenti, chi è entrato è entrato. Io sono ancora un po' stordito, lo stomaco non è a posto, ma la media di coca cola che davano prima delle 12 mi rimette in sesto. I prezzi non sono economici, ho letto anche che quest'anno c'è stato il caro birra da loro, è il primo anno che un boccale (da litro) costa 10 euro.


Si capisce subito quando si inizia a spillare la birra: urla, canti, spari di cannone e da qui inizia la saga infinita dei camerieri, che girano continuamente con questi boccali pieni e con vassoi pieni di cibo. Da noi servono solo birra chiara, in alternativa Radler (birra + limonata) o analcolica. Dopo il primo boccale mi rendo conto che lo stomaco non ne vuol proprio sapere, passo così a malincuore alla Radler. Le 10 ore passate seduti nello stesso tavolo passano tra chiacchiere, bevute e cibo.
L'atmosfera è bella, ai tavoli ci sono famiglie con bambini, coppie anziane e giovani, gruppi di giovani, gente un po' di tutti i tipi insomma, che copre dai 16 ai 90 anni. I tavoli sono da 8 e si condividono con chi capita. Noi eravamo con tre ragazzi di Alba ai quali si sono aggiunte due giovanissime ragazze di Firenze. Dietro dei tedeschi, davanti dei vicentini con una coppia di signori tedeschi, che hanno chiacchierato e riso tutto il giorno, pur essendosi conosciuti lì, al momento. Il servizio d'ordine è rigoroso e attento, alle prime avvisaglie di rissa appaiono questi colossi a riportare l'ordine, così come si "occupano" del malcapitato cui venga in mente di far pipì su qualche muro.
I modi possono sembrare un po' bruschi, a volte intimidatori, ma con 100.000 posti a sedere e tanti possibili ubriachi, questo è l'unico modo per portare alla festa anche le famiglie con i bambini, che pranzano, si bevono con tranquillità la loro birra e poi li portano alle giostre, l'atmosfera era davvero rilassata e piacevole.
Al tavolo ci stiamo dalle 10,30 alle 21, passano carovane di bellissime ragazze, e io che pensavo che le foto viste fossero degli specchietti per le allodole. Non mancano, anzi, ce ne sono fin troppe! Sia le cameriere che le normali visitatrici. Tutti i tavoli sono conviviali, gli italiani ci provano sempre quando una ragazza si avvicina per sedersi e bere una birra, ma siamo così, nel bene e nel male. C'è tantissima gente che cerca posto a sedere, perchè se non ti siedi non bevi. Ma il sabato e domenica è un pandemonio, per quello una volta trovato il posto non ci si alza più. Cosa molto diversa nei giorni della settimana, dove riesci con tranquillità a sederti in più di uno stand, senza fatica.
Insomma, mi sono rifatto gli occhi, mi sono divertito e ho partecipato ad una bella festa. Sicuramente da riprovare e meglio ancora in settimana. Pensateci, avete tempo fino al 4 ottobre!

Questo è il video che ho girato, se non ricordo male, allo stand dell'Augustiner. Per come è ben fatto, a pensare che stand come questi lo montino e li smontino per la festa beh, mi sembra incredibile. Il video è girato col telefonino e nel frattempo una signora mi parlava in tedesco, per cui non è un granchè, ma l'idea la rende eccome.



martedì 13 settembre 2011

Ein prosit!


Per affinare ulteriormente, per migliorare ancora di più, se possibile, la mia impagabile e puntigliosa preparazione per la maratona di New York, ho deciso di fare un stage all'estero. Venerdì di buon mattino me ne vado con tre amici all'Oktoberfest.
Parlano di un integratore di sali minerali eccezionale, non lo danno nelle borracce ma in enormi bicchieri di vetro (là li chiamano boccali), è frequentato da professionisti (non necessariamente della corsa ok...) e sono certo che tornerò migliorato domenica. Qualche litrata di quell'integratore fa miracoli dicono...
Purtroppo il convegno sulla corsa, quello che tengono nei tendoni di famosissimi team atletici (HB, Paulaner, Spaten, Lowenbrau, Augustiner ecc ecc), inizierà solo sabato alle 12. Saremo così costretti a ripiegare su team minori venerdì, in qualche biergarten comune. Pazienza, sarà come fare riscaldamento prima della gara.

Cosa non si fa per migliorare anche di pochi secondi nella maratona.

lunedì 12 settembre 2011

Correndo

Sono passati mesi, tanti giorni di sudore e fatica con un unico obiettivo. Il fisico sta bene, la testa è pronta. Sdraiato sulla pista in attesa della gara non mi rendo conto del pubblico, il brusio è forte ma cerco di estraniarmi e pensare a quella manciata di km, da correre forte, più forte degli altri, poca tattica.
I muscoli sono rilassati ma non voglio che lo siano troppo, mi alzo, mi guardo intorno, tutto è fantastico. Ci siamo, è ora, tocca a me. Mi guardo intorno alla partenza, abbiamo tutti lo stesso sguardo, stessa fame di vittoria, stesse intenzioni di guerra: un solo vincitore e tutti gli altri perdenti. Cala il silenzio, si attende lo sparo, ci si avvicina alla linea, si prende posizione... via! 
C'è poca bagarre in partenza, si prendono subito buone posizioni e, almeno nei primi giri nessuno rischia niente. Poi arriva il momento di fare selezione, arriva il momento di capire chi sarà a spuntarla. Cambi di ritmo, frustate per i muscoli che bisogna assorbire per poi reagire. Io non frusto ora, seguo, assorbo e mi tengo pronto, nessuno è ancora partito con serietà.
Il ritmo si alza, la selezione ora è seria e reagisco, il limite è vicino. Davanti spingono forte, io seguo, mancano sempre meno giri e la fiducia cresce. Due giri, mancano solo due giri e io sono lì, a giocarmela. Ritmo alto ma l'attenzione alla vittoria rende più guardinghi. 400 metri, un fottuto ultimo giro, la bagarre ha inizio.
Tra sgomitate e senso della posizione mi trovo ai 200 senza essere chiuso e non ho intenzione che ciò avvenga. Rettilineo, le gambe si sbloccano, la gente urla e applaude e io vado. La progressione è inarrestabile, i piedi sono delle molle e si corre come se si fosse appena iniziato. Siamo in tre ma la forza per un ultimo scatto c'è ed è medaglia! E' oro! Anni di lavoro, mesi di fatiche e frustrazioni ripagate con gli interessi! Mi sento un re, mi sento come se niente può demolirmi, sono io il numero uno!!

Che bello sarebbe, quante volte l'ho sognato e immaginato correndo, ma giusto lì lo posso fare.

Ma senza sogni non si va da nessuna parte.

venerdì 9 settembre 2011

Tornare alle origini: la peperonata

Ci sono piatti che hanno una storia così lunga che è un peccato trascurarli, finendo a volte vittime delle continue (e a volte finte) novità in cucina, ingabbiati in eccessive raffinatezze e abbinamenti troppo ricercati, per quanto buoni. Uno dei tanti piatti della tradizione, e ce ne sono credo migliaia in Italia, è la peperonata, tanto semplice quanto buona, soprattutto se si ha la fortuna di avere verdura dell'orto, colta quindi matura e ricca di... sole!

Ingredienti:
peperoni (gialli, rossi e verdi)
pomodori grossi e maturi, tipo "cuore di bue"
cipolla rossa
olio extravergine
sale, se c'è aromatico meglio
basilico

Procedimento
Pulite i peperoni eliminando la parte bianca e i semi, tagliateli a pezzetti nè grossi nè piccoli. Pulite i pomodori e tagliateli a tocchetti. Mondate e tagliate la cipolla e spicchi, non sottili.
In un tegame antiaderente capace, mettete l'olio extravergine, e tutte le verdure tagliate, quindi un pochino di sale. Coprite e fate cuocere per 15'-20' al massimo, girando ogni tanto, a fuoco medio (se bolle troppo abbassatelo). I peperoni devono essere ancora leggermente croccanti, non smaciullati, mentre i pomodori si saranno trasformati in salsa e le cipolle ammorbidite. Aggiustate di sale. Spegnete e aggiungete abbondante basilico spezzettato con le mani, così che non si ossidi. Fate scaldare del buon pane e via, sotto a chi tocca! Come tutti i piatti di una volta, il giorno dopo è ancora più buona!

Prima
Dopo
Ho deciso di aggiungere una rubrica fissa, in alto, che si chiamerà stagionalità. E' quanto mai importante ritrovare la stagionalità delle cose, che siano frutta, verdura o pesce, ogni cosa ha il suo periodo di consumo e di riproduzione. Rispettarli vuol dire mangiare meglio e più buono, spendere meno e rispettare l'ambiente. Così come scegliere prodotti che siano quanto meno Italiani e, se possibile, vicino casa. Non è difficile, vinciamo la nostra pigrizia, che senso ha mangiare delle pessime arance spagnole quando il nostro sud italia, Sicilia in primis, ne ha da buttare?

Piccola news, sul fronte corsa ho provato ieri a fare 20', quasi nessun dolore eccetto in discesa, l'osteopata dice che va meglio, domani si riprova, lenti e pochi km. Vedremo