Inizio dal vorrei ma non posso. Domenica mattina, garetta non competitiva del circuito Ammazzainverno a Invorio, sulle colline tra il Lago d'Orta e il Lago Maggiore. Ricordo un'orario di partenza sbagliato e anticipo di mezzora, così nel gelo mattutino incontro i miei (forti) compagni di squadra Antonio Vasi (che arriverà 2°) e Marco Bertona, anche lui ben piazzato, scambio due chiacchiere, e dopo un po' di altro cazzeggio incrocio il Pimpe e Alessio. Altre chiacchiere, mi cambio e ci scaldiamo. Alla partenza Alessio, giustamente, si piazza davanti per sfruttare il suo ottimo potenziale e stato di forma, io e Pimpe a centro gruppo, a sfruttare la nostra capacità di cazzeggiatori. A ognuno il suo insomma.
Voglio vedere a che punto sono dopo la sosta, il percorso sarà molto bello, sterrato e collinare nei boschi. Partenza in leggera salita, i primi sono già avanti un bel po' dopo nemmeno 300 metri, mi piacerebbe spingere di più ma non posso, non ne ho proprio, mala voglia di essere là davanti è tanta. Pimpe fa il keniano correndo a strappi, si diverte. Io lo lascio fare, tanto non gli starei comunque dietro, e mi assesto su un comodo 4'20" nei primi 3km. Poi si inizia a salire e il ritmo cala, di contro la fatica inizia a salire. Tengo, aumento anche un pochino nell'ultimo km, chiudendo soddisfatto in 102ma posizione, 6,9km in 31' netti. Ottanta posizioni dietro la media, ma va bene così, mi interessava rientrare, correre e non sentire dolore. Così è stato.
Oggi, finalmente dopo tanto tempo, allenamento in pista con Simo e il Gara. Lei faceva 10x400 in 1'26"/28" recuperando 200m in 1'/1'05", io e il Gara ne abbiamo fatti 8 in 1'30" recupero identico. Fare questi lavori in compagnia è bellissimo, ti aiuti, ti stimoli e la fatica, nonostante il suo essere personale e soggettiva, è come se venisse condivisa. Visto il mio precoce rientro lascio che Simo faccia il suo ritmo, anche qui vorrei correre con lei e darci il cambio, ma non posso rischiare di farmi male ancora, devo pazientare. Il Gara segue e corre agevolmente sul ritmo, anche lui al rientro da qualche acciacco.
Il ritmo è costante a 1'29"/30", il 200 di recupero lo corriamo in 1'-1'02". Le prime 5 prove le corro legato, rigido, totalmente avulso dalla fluidità ed elasticità. Non è nemmeno una questione di ritmo, quanto di un meccanismo farraginoso, dispendioso nei suoi movimenti, tipico da stop prolungato. Dalla sesta prova la musica cambia un po', corro meglio, più sciolto, stessa cosa per il Gara e chiudiamo in 1'28" alto. L'ultima prova per noi inizia con Simo che chiede amabilmente "dai, questo potreste tirarmelo voi due bastardi", ridendo. Così facciamo, è l'ultima prova per noi e aumentiamo un po' chiudendo bene in 1'26". Simo continua, noi ci fermiamo. Insomma, "vorrei, ma ancora non posso", ma da come sta andando direi che sono contento e fiducioso.
I fornelli. Come al solito il weekend sento il richiamo dei fornelli, sabato dopo un acquisto di pesce freschissimo, preparo una buonissima zuppa di pesce. Quando il pesce è così fresco l'unico rischio che corri è quello di rovinarlo, così sto attento alla cottura e ai pochi ingredienti aggiunti (olio evo, aglio, prezzemolo, peperoncino, pomodori freschi, acqua, poco sale), cercando di posizionare nel sughetto i pesci nel giusto ordine di cottura: calamari, razza, pescatrice, gallinella, cicale, scampi, vongole e gamberi. E il vino? Con il pomodoro abbinare uno spumante è sempre rischioso, troppa acidità, così opto per un Sauvignon Quartz 2004 della Cantina di Terlano, Alto Adige. Dopo 7 anni in cantina è ancora vegetale e profumatissimo, segno che l'altra bottiglia può riposare ancora un po'. Il risultato della zuppa lo vedete qui sotto.
La zuppa di pesce |
Sabato sera preparo il poolish per la consueta, rassicurante e buonissima pizza domenicale, cotta sulla pietra refrattaria. Un'ottima birra l'accompagna, così da chiudere degnamente il weekend.
Pizza margherita |