Domenica mattina a San Vittore Olona, sede della 5 Mulini, l'atmosfera delle gare Master era un po' strana. C'erano state nelle settimane precedenti parecchie polemiche, sia individuali che societarie, per lo più scatenate dal costo d'iscrizione piuttosto elevato (per la media dei cross). Polemiche sfociate in un boicottaggio della gara da parte di alcune società, che essendo tra l'altro importanti per numero di atleti, hanno finito col rendere la gara un po' "scarna". Per capirci, le atlete partenti alla gara master femminile erano solo 26. Non certo un bel vedere per una gara così prestigiosa.
Però mi chiedo: a chi giova questo comportamento? Risposta: a nessuno, né agli atleti né tanto meno agli organizzatori.
Finita la gara femminile e in attesa di partire con la mia, mi fermo a chiacchierare piacevolmente con Marco Marchei, direttore di Runner's World, proprio riguardo a questa cosa. La discussione lo infervora, la passione da ex atleta di vertice accompagna la razionalità, la voglia di far crescere questo movimento un po' allo sbando. Quello che ne viene fuori è una visione più ampia, più globale, non limitata a questa singola gara.
Si è partiti dal commentare "ok, le società hanno protestato" e "ok, gli organizzatori hanno fatto una stupidaggine", ma alla fine qual è il risultato? Che si rischia di far morire una gara, anziché rinvigorire il movimento, la partecipazione, l'entusiasmo, con questo atteggiamento li si affossa. Perché? Perché il "muro contro muro" non porta da nessuna parte.
Da un lato ci sono gli organizzatori che hanno le loro brave difficoltà a reperire i soldi, a trovare sponsor capaci di coprire le spese, a oliare e rendere efficiente una macchina sfaccettata come quella delle gare, che indubbiamente si impegnano, spendono parte della loro vita per inseguire la passione, per organizzare nel migliore dei modi, per offrire un servizio di anno in anno migliore.
Dall'altro lato ci siamo noi, i master. Gente che correrebbe sempre, gareggerebbe ogni domenica per la passione e il divertimento, e che spesso non lo fa per non essere sbattuto fuori di casa. Gente che in teoria è appassionata di uno sport povero, ma che tra viaggi, pernottamenti, iscrizioni, abbigliamento tecnico, eventuali pranzi o cene fuori, sostegni medici, integratori, tecnologie, riviste di settore eccetera beh, di povero ha ben poco ormai. Ma non importa, ci siamo dentro fino al collo e ci piace restarci. Scorrazzando per l'Italia o per il mondo alla ricerca della giusta combinazione "gara + vacanza".
In alcune occasioni questi due mondi sono in aperto conflitto. Un'ostilità non dichiarata che sfocia quando gli organizzatori compiono (anche involontariamente) errori per scarsa professionalità, o poca attenzione, o cercano di guadagnare troppo dalle iscrizioni dei master. Ma che sfocia anche per la non rara miopia dei runners, che ovviamente pretendono tanto (se non tutto) ad un prezzo molto basso, senza considerare a cosa corrisponde, nei fatti, quel prezzo. Ma questo è un atteggiamento tipicamente italiano.
E così ognuno difende strenuamente il suo mondo, erigendo un muro invalicabile fatto di ragioni inattaccabili, con l'unico risultato di far sprofondare il movimento dell'atletica master sempre più in basso. E il dialogo, la crescita? Confrontandoci con il resto d'Europa siamo numericamente inferiori, ma di molto, per numero di partecipanti alle manifestazioni. E non credo che fuori dai confini di casa i costi siano inferiori, anzi, se confrontiamo i costi d'iscrizione delle varie maratone, gli euro (o i dollari) da sborsare sono molti di più! Ma hanno numeri di partecipanti che noi semplicemente ci possiamo sognare e i motivi, forse, si possono cercare nella nostra mentalità provinciale, poco orientata a grandi sviluppi.
Ci perdiamo spesso, organizzatori e partecipanti, in piccole vendette, piccoli dispetti che non fanno altro che danni diffusi (e condivisi). Non siamo nemmeno capaci, anche da parte della federazione, di stilare dei calendari che possano fare il vantaggio di tutti, senza inutili sovrapposizioni, concomitanze o dolorosi spostamenti in mesi poco appetibili. Chi ha la voce più grossa vince. Ma che vittoria è? Quando per mostrarsi vincitori si fa il giochino, ad esempio, di pubblicizzare i pettorali venduti e non gli arrivati effettivi, oppure si sceglie se appoggiarsi (come marketing) ad una rivista piuttosto che un'altra, perché una parla bene della mia gara mentre l'altra no, mentre l'atteggiamento è solo critico e quindi su aspetti migliorabili. E' professionalità questa? Si pensa che gli organizzatori della famosa New York City Marathon si fermino di fronte a queste cose? Suvvia...
E' la mentalità che deve cambiare, da parte di tutti, anche mia. Non mi piace essere considerato dagli organizzatori una "mucca da mungere", ma si deve aver voglia di crescere, di confrontarsi apertamente, di ascoltare le accuse e le ragioni e fonderle insieme, organizzatori e partecipanti, per evitare che l'unico risultato sia una paralisi quantitativa e qualitativa, senza nessuna utilità.
24 commenti:
La prosima settimana sono a Parigi in vacanza, e per curiosità cercavo una 'garetta' casuale nei paraggi, che non ho trovato, ho notato comunque che i prezzi di partecipazione sono allineati ai nostri, 10 12 euro per una diecimila, e 15 18 per una mezza.
Il discorso è che arrivati a un certo livello (organizzatori) se la gara dventa prestigiosa allora dovresti crecare sponsor prestigiosi, e non cercare master prestigiosi.
So che non si può ridurre a due righe questo discorso, ma la vedo così.
PS
Ho letto oggi che non è andata bene la tua 0Mulini, sarà per la prossima dai! ;)
quoto master: si sta arrivando al 'no martini, no party!' ma scherziamo? siamo atleti mica rockstar! si accontentassero di coprire le spese, piuttosto che spremere i master per premiare i top....
@Master Vero, ma è tutto legato, se sale di prestigio, sale il contorno e salgono i costi. E da noi, anche per problemi culturali, non si trovano così facilmente gli sponsor.
@Yogi Non sono d'accordo Yo', semplicemente perchè si rientra in quello che ho scritto, si parla e non si ascolta. Tanti organizzatori lo fanno di lavoro, e nessuno vuole lavorare gratis, tu ed io compresi. Il problema è quanto ci vuoi guadagnare, se esageri è un problema grosso, ma lo è anche se non ci guadagni niente, o peggio ci perdi addirittura e sei costretto a chiudere i battenti. No?
stiamo dicendo la stessa cosa: un tempo si organizzavano gare solo per promozione e per il gusto di far correre la gente, senza rimetterci una lira (ero tra quelli)! oggi devono specularci, non si accontentano più (certe società ci si mantengono, addirittura)! e non mi pare giusto che si faccia sulla pelle dei più deboli, come al solito....
Anch'io organizzavo, non competitive però, e la filosofia era non perderci, sono d'accordo con te. Ma non so se è possibile farlo nelle gare competitive, che proprio per il loro nome richiedono premi, e quindi costi aggiuntivi, aggiungici la Fidal che ci mette del suo. E poi credo che, se ci mettessimo ancora, ci si scontreremmo con tanta, troppa burocrazia, e costi. Non so Yo, non voglio difendere a tutti i costi gli organizzatori, anzi, ma non la vedo così facile
io parlavo di competitive (le NON quaggiù hanno vita difficile): certo non avevamo i top né i balzelli fidal, ma c'erano gli sponsor (sempre difficili da trovare) che garantivano almeno il p.gara; i premi erano coperti dal (giusto) costo dell'iscrizione e... anche allora si poteva scegliere di boicottarle! intanto noi discutiamo e loro se ne fregano... ;)
Pure questo è vero... sai che ci manca? Una buona birra fresca
Spremere i master per premiare i top.
Questa frase di Yo' me la segno per la sua essenzialità e sintesi.
Ma mi segno anche tutto il post, Oliver, e vedo che tutte le regioni sono questo "belpaese", anche in questo.
@Master, se in Francia è come dici le gare costano mediamente + che da noi e ti garantisco che in germania mediamente il costo è quasi doppio rispetto al nostro e non ci sono mai premi(in natura) per le categorie ...al massimo una medaglietta.
Poi come ho detto spesso se mi chiedono "troppo" o non mi iscrivo e non vado o non mi iscrivo e faccio il portoghese.
Nel 2011 ho corso 25 gare:
5 volte senza pettorale e ho rinunciato almeno ad un altro paio perchè mi sembravano esose.
yep, da janco way is da way! :)
Io ho pagato e neppure gareggiato però vorrei anche dire una cosa ...nello sport come nel lavoro non conta cosa fai tu, ma cosa fanno i competitor ...è un discorso lunghissimo, ma perfettamente azzeccato...
Il campaccio costava 5 euro ...assurdo far pagare tutti quei soldi per il tipo di gara (campestre) ...
Lo scorso anno al Monga di Paderno con pochissimi euro è stata data anche una maglia tecnica....
Io mi ero iscritto perchè ci tenevo, ma il prossimo anno a questi prezzi mai mi sarei presentato ...
In molti punti devo dire che il tuo ragionamento non fa una grinza, purtroppo però quando anche si passa sopra ad alcuni comportamenti poco puliti degli organizzatori, si scopre che talvolta a questi della corsa importa proprio poco, come quando lo scopo di una gara si scopre essere quello di vendere abbigliamento e quantaltro. Ti posso dire che ho visto una gara in cui l'intero costo d'iscrizione finiva nelle tasche degli organizzatori, che non facevano nè beneficenza nè facevano parte di proloco o di organizzazione senza scopo di lucro. Tutto il (poverissimo) pacco gara era frutto di donazioni degli sponsor, compresi i premi, ancor più poveri. Per raschiare il barile pensa che non hanno neanche premiato i primi classificati della non competitiva, 200 persone, dalle quali hanno comunque voluto prezzo pieno di iscrizione (e non essendo tesserati, dunque, anche netti senza la tassa fidal), e neppure uno straccio di medaglietta ricordo per gli oltre 400 bambini,dai quali ugualmente: costo pieno, niente premi, niente pacco gara. Di fronte ad atteggiamenti del genere, l'indifferenza e la collaborazione purché si corra comincia a vacillare...
ho finito al passato perchè non avendola fatta il prossimo anno mi toccherà ripresentarti e ripagare tutti quei soldi, ma forse il prossimo anno per l'80° cambieranno ....
lucky, ma è di 5€ che parliamo? qui sono il minimo sindacale.... ma arrivano a 15 per 8,5km, quei matti!
Sul fatto che siamo una mucca da mungere mettiti il cuore in pace anche se le gare fossero gratis a spremerci ci penserebbero aziende specializzate(scarpe,orologi,etc) quando va bene e fisioterapisti e "santoni-guaritori"in genere nel peggiore dei casi..non è Italia è capitalismo e noi siamo solo una fetta di mercato,e Marchei l'ha capito alla grande..vendendo una rivista che è al 60% pubblicità!
@YOGI
No ...il Campaccio organizzato divinamente è sicuramente il maggior competitor della 5M e costava 5 euro ...prezzo allineato leggermente verso l'alto per una campestre
la 5M 15 euro fino al 31/12 poi 20 ...e se cedevo il pettorale che ho pagato 15 euro c'era una penale di 5 quindi tot 20...
Anche a livello PRO il Campaccio quest'anno aveva il meglio (su tutti il campione del Mondo) mentre alla 5M molti non son venuti ...
Penso che il costo dell'iscrizione sia solo uno dei parametri con cui giudicare una competizione. E' alla fine che si decide se il valore della stessa ne valeva il costo.
Penso che non giovi a nessuno!
Se questo costo non è giustificato è stato cmq molto importante dare un segnale forte!
Mah... A me pare che il boicottaggio delle società sia una normale forma di protezione in un normale mercato di concorrenza, poi magari sotto c'è altro (vi devo raccontare che qui alcune società scelgono le gare sociali in base alla simpatia verso gli organizzatori?).
Oramai il running da forma di hobby per stare in forma è diventato un business, e dove si mangia bene tutti vogliono una fetta di torta. Ora che un pò la crisi ha ridotto le fette sopravvivono gli squali che s'impongono sugli altri o, come ancora si trovano fortunatamente, alcune manifestazioni che sono delle vere perle. Anche qui a Torino ci sono personaggi che vogliono farsi soldi organizzando dando poco più che nulla in cambio, io ho fatto la mia scelta e con me molti amici.
a volte la via di mezzo e' la migliore .... non bisogna far morire certe gare storiche ma e' anche vero a volte che i costi dei pettorali coi servizi che ti offrono sono esagerati...
@franchino- condivido e aggiungo che molte società non entrano nel merito dell’importanza di una gara, piuttosto preferiscono usare il concetto “io mando i miei soci alla tua gara e tu manderai i tuoi alla mia…” e quando vogliono fare di più la blindano rendendola gara sociale – Niente di male…. ma è una forma di miopia che a cui si sottraggono, a volte, solo quei soci in qualche modo definiti “cani sciolti”.
IL COMITATO ORGANIZZATORE RISPONDE:
http://andocorri.blogspot.com/2011/02/dal-comitato-organizzatore-della-cinque.html
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Un saluto a tutti e un grazie ad Oliviero per aver preso di petto il problema.
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